NEWBY FRA GLI OLD

Sono in macchina e sto tornando verso casa mentre dallo stereo – autoradio per i colleghi OLD – John, Paul, George e Ringo cantano “happiness is warn gun…”.  Io li seguo a squarciagola ma intanto penso: “happiness” è anche una giornata a rincorrere una palla ovale su un campo spelacchiato.

Si, la felicità è scoprire a quasi 50 anni che rotolarsi per terra, prendere un sacco di botte, correre e bere un paio di birre è proprio bello!

Ti ritrovi a svegliarti contento al sabato mattina perché oggi si gioca, a sperare che piova perché col fango è anche più bello. Prepari la borsa – li metto i pantaloni imbottiti o poi mi prendono tutti per il culo? – mentre dall’altra stanza la compagna ti dice: “guarda che oggi alle 3…”.  Senza farla finire rispondi: “No, no.. non posso, oggi gioco.”

“Ok, ma non giocherai mica tutto il giorno, no?”

“Quasi…siamo 4 squadre, poi c’è il terzo tempo, poi ci sono ancora 5 minuti… tu fai come se non ci fossi.”.

Quando arrivi al campo, di solito tra i primi, senti chi la spara più grossa sulla sera prima.

“Io sono tornato alle 3 ubriaco marcio ed alle 6 ero già in piedi”

“Io sono tornato alle 4 ed alle 4.10 mi sono dovuto svegliare per portare fuori il cane perché era più ubriaco di me”

“Io non torno a casa da tre giorni e sono ubriaco dal ’71…”

Oppure ti confronti con gli altri su quale sia la dieta migliore per il pre-partita.

“Ieri sera ho preso tre kebab ma il terzo l’ho fatto solo carne così rimango leggero”.

“Io ho cenato con lo spezzatino e la peperonata ma poi quando sono uscito a prendere una pizza a mia figlia mi son fatto fare anche un calzone, fritto”.

“va beh, caffè o birretta?”.

Ti cambi, vieni preso per il culo per i pantaloni imbottiti di cui sopra, e alle 13.00 sei già in campo pronto per giocare, anche se la prima partita è alle 15.30.

Per ingannare il tempo fai un corsetta di riscaldamento e il tuo corpo ti ricorda immediatamente che non hai più 20 anni. Gli rispondi di farsi i cazzi suoi. “Toccatino veloce?” e i polmoni ti salutano definitivamente.

Finalmente si inizia. Paradenti in bocca e mentre corri verso il centro del campo guardi gli avversari e pensi “ma chi me l’ha fatto fare?”. Ti ricordi di chi cinque mesi prima ti ha coinvolto in       uesta cosa strana dicendoti: “Dai vieni ad allenarti con gli OLD, anche se non hai mai giocato. È come un CE L’HAI ma con la palla”.

Si, si come no? Uguale! Questa è gente che ha giocato tutta la vita…guarda quello com’è grosso e che faccia da delinquente…oggi mi faccio male.

Ma ormai sei lì e devi ballare.

Come sempre la prima cosa che chiedo è: “Dove mi metto?” Regolarmente ricevo quattordici più una – Bruno –  indicazioni diverse, finché alla fine mi metto in un angolino di campo dove cerco di fare meno danni possibile.

Ogni tanto qualcuno mi chiede com’è una partita. Semplice: corri, un sacco, ti tirano giù, prendi delle botte, cerchi di darle, prendi altre botte, ti tirano giù di nuovo, corri ancora, meno di prima, ti tirano giù un’altra volta, continui a correre, sempre meno, ogni tanto riesci a sgusciare via o a fare un passaggio giusto. Allora riprendi a correre, comunque non come all’inizio, eh, e vai avanti così finché ne hai, ma anche, inconsciamente, oltre. Fino al fischio finale. Fino al saluto! Saluto che ha un che di catartico: trenta uomini sudati che si abbracciano in cerchio ed urlano.  Va beh… detto così non rende ma è un bel momento.

Non importa se dopo la partita fai fatica anche a toglierti le scarpe, se la caviglia non si piega come dovrebbe, se il ginocchio cigola ed hai la stessa mobilità di un tronco di legno. Non importa. Perché tanto con la birra passa tutto! Ma soprattutto ti ammazzi di risate durante il terzo tempo. Terzo tempo su cui vige il segreto più assoluto: “Quello che succede durante il terzo tempo rimane al terzo tempo”, oltre che nelle leggende che vengono poi tramandate di generazione in generazione.

Ed alla fine ti ritrovi dolorante, ma felice, sulla strada verso casa a cantare insieme a John, Paul, George e Ringo “happiness is…”

Simone The New Hope