Under 9: Ci fosse stato il sole…

14-11-2021

Il cervello umano è un mistero.

È ciò che ci rende unici e sorprendenti.

Va detto, ognuno a suo modo.

L’esito della giornata lo avremmo dovuto intuire all’ingresso del centro sportivo, quando abbiamo sentito dire a quel tizio… Ci fosse stato il sole, sai che giornata veniva fuori?

Prendi una domenica di festa del rugby a Lecco, in cui le previsioni del tempo dal lunedì prima dicono che ci sarà acqua. Ma non la nuvoletta col sole dietro eh, si parla della nuvola nera, con sotto le gocce d’acqua e il fulmine. Tipo, lasciate ogni speranza voi che entrate.

L’ottimista dice, vedrai che ora di domenica cambia, del resto non ci azzeccano mai. E allora si riguarda il mercoledì. Dicono ancora acqua. Fidati, non ci azzeccano mai. Si fa sabato, dicono ancora acqua, ma stavolta c’è di più: all’ora di cena inizia a piovere. Ti giri a cercare l’ottimista, ed è sparito.

Così sveglia alle 7:30, K-Way e attrezzatura manco fosse una gita in montagna e via, verso il ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno.

All’arrivo il centro sportivo appare straordinariamente grande, passi di fianco alla piscina coperta, straordinaria. Il primo campo da calcio sintetico, straordinario. Il secondo, manco a dirlo. Arrivi allo spogliatoio che il riscaldamento è già fatto tanta è la strada e soprattutto al campo di fianco allo spogliatoio, che si capisce che è un campo perché ci sono delle panchine e in certi punti dell’erba con delle strisce sopra.

Giovi guarda il campo sintetico, guarda le pozzanghere nel prato che ha davanti, sta un secondo zitto e poi mi guarda, chiedendomi: ma è qui che dobbiamo giocare?

Sarò schietto.

Sebbene la narrativa rugbistica sia intrisa di momenti leggendari in cui giocatori fieri si affrontano coperti di fango per stabilire chi è più eroico, la realtà dei fatti è un filino diversa, soprattutto se si parla di minirugby.

Le imprese eroiche lasciamole agli adulti, perché quello che noi stiamo cercando di far fare ai nostri figli è uno sport che si chiama Rugby.

Genitori, non fatevi ingannare dall’aspetto epico, quelle sono robe da film, dove la narrativa prende il posto della realtà. La prima volta con la faccia nel fango ha un gusto particolare, ma alzarsi inzuppati col vento che sferza la faccia e fa gelare l’acqua che si ha addosso smette di diventare epico quasi subito.

Soprattutto se hai sette anni.

Il riassunto delle partite? Dopo la prima lotta nel fango il calendario prevedeva mezz’ora di pausa e la partita successiva. Rientrati quindi negli spogliatoi, asciugati il più possibile, al rientro in campo ho guardato Simonutella che cercava di farsi scaldare a bordo campo, tremante.

Allora ho forzato la mano.

Dai entra che ci serve il tuo aiuto.

Ha scosso la testa.

Simo! Dai!

Non so come, si è convinto.

Ed ha fatto anche due mete.

Di tutti, non uno che ha detto basta, ma solo “ho freddo”. Ma tutti che placavano, e tiravano, e lottavano.

Alzo la testa e l’organizzazione mi segnala che “le stiamo facendo durare due minuti in meno perché comincia a piovere”.

Sarà l’aria del lago, ho pensato, e mi sono convinto che per oggi bastava anche così.

Non rientrate? No grazie, a posto così per oggi.

Miki mi ha anche detto che nel fango si è divertito.

Io però ho pensato che non ce li meritiamo i bambini, ecco la verità.

RaSca