Under 9: Le avventure di Taz…

24-10-2021

Lasciate che sia sincero fino in fondo, la sveglia alle 7 di mattina di domenica e l’ora e passa di macchina per andare a fare il concentramento non mi mancavano per niente. Però i bambini hanno questa qualità, che è un po’ il motore del mondo: rendono le cose semplici. O sono belle, o sono brutte.

Il concentramento è una cosa bella. Quando cominciano ad arrivare sul campo l’entusiasmo passa come una palla tra l’uno e l’altro. Quando ci date la maglietta? Posso avere l’8? Io sono rosso o grigio? Così ti dimentichi e respiri anche tu l’aria frizzante che respirano tutti. Quasi tutti.

Ci sono certi bambini complicati. Non stiamo a girarci intorno. Sono quelli con cui si fa più fatica a stabilire un canale di comunicazione. A volte dipende dal loro fisico, altre volte dalla loro testa, ma funziona in questo modo, tu raccogli dal campo, dal cielo e dal cuore tutta la pazienza di cui sei capace e dici “questa cosa non farla”, ti giri, e un secondo dopo quella cosa è stata fatta in maniera identica a prima.

Un disastro. Roba che a fine allenamento ti serve lo psicologo per rimetterti insieme.

Prendi Taz. Sì come il diavolo della Tazmania della Warner Bros. Smettila di menare. No, non lo puoi prendere al collo, in questo gioco al collo non si può placcare. Sì lo so che Taz ti ha tirato un rusone, ma porta pazienza, adesso ci parlo.

Capito?

Taz è quello che quando lo metti in fila finisce sempre per menarsi con qualcuno. Per giunta Taz è grosso e quel qualcuno finisce sempre per prenderle. Il copione per domenica era già stato scritto, una tragedia. Così si prendono le precauzioni. Va che ti osservo Taz, cerca di comportarti bene. E arriva la prima partita.

Senti Taz facciamo un patto, ti ricordi la storia che qui si può placcare solo alle gambe? Ecco, facciamo che tu provi a fare tutti i placcaggi che riesci, senza pensare che ti fanno arrabbiare. Anzi, se sei arrabbiato, cerca di usare quella rabbia lì per fare un placcaggio in più. Siamo d’accordo?

Taz annuisce, perché tra le altre cose è uno di quelli per cui una parola è poca e due son troppe.

E inizia la partita.
Un placcaggio. Basso, per giunta.
Un altro. Un altro ancora.
Toccherà la palla due volte in tutta la partita, ma perché è sempre per terra a rialzarsi dopo un placcaggio, regolare.
Mi pare di contarne dieci, prima che la partita finisca.
Bravo Taz, lo facciamo anche alla prossima?
Inizia, uno, due.

Se non son dieci poco ci manca. Finisce e, se ho visto bene, mi è parso di vederlo ridere. Taz, tra le altre cose, è uno di quelli che non ride tantissimo.

C’è l’ultima partita e la cosa migliore da fare penso possa essere fargli fare il saluto, come fosse un capitano capito? Lo vuoi fare? Annuisce (poche parole).

Stesso copione. Uno, due, per terra, si rialza, per terra. Non un placcaggio al collo, non uno scatto di rabbia. Pare un veterano.

Finisce che, finalmente, mi sembra stanco.
Hai visto che ha funzionato? Annuisce.

Ragazzi, facciamo un applauso a Taz, perché è stato certamente il migliore in campo.
Vedi un po’, mi diventa rosso, pare quasi che gli venga da piangere dalla felicità.

Va bene così per ora, è tempo di salamelle.

RaSca

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